
Dal 15 al 17 novembre, a Catania/Etna, si è svolta la terza edizione della Pratolungo Unconference, dopo le precedenti tappe a Pisa a inizio giugno e a Rieti a metà luglio. Questo evento si è rivelato un momento cruciale, diventando un vero e proprio punto di riferimento. In sole 48 ore, i partecipanti hanno raggiunto un livello straordinario di consapevolezza e connessione, condividendo pensieri e emozioni con altri, spesso sconosciuti, in un contesto di grande intensità.
Pratolungo ha dimostrato ancora una volta di essere un luogo magico, dove si costruisce una rete di persone curiose e appassionate, unite dalla volontà di esplorare e verificare cosa possa nascere, anche in termini progettuali, quando si incrociano percorsi non casuali, ma riconosciuti e valorizzati. Un evento su invito che ha dato vita a nuove sinergie e spunti di riflessione, mettendo in evidenza il valore di incontrarsi e di lasciarsi ispirare dalle esperienze degli altri.
Tra i contributi emersi, spicca la testimonianza di un allievo della Scuola Universitaria Superiore IUSS di Pavia, partner dell’iniziativa.
Francesco Tosini, allievo del secondo anno del percorso in Scienze e Tecnologie, ha sottolineato come la Unconference gli abbia permesso di esplorare nuove prospettive personali e professionali:
“Non mi sarei mai aspettato di tornare a Pavia dopo due giorni di Pratolungo Unconference con lo stato d’animo che ha contraddistinto il mio viaggio di rientro. Mi sono sentito arricchito, profondamente sereno e pieno di un meraviglioso senso di pace. I due giorni che ho trascorso a Catania non sono stati solo occasione di trascorrere un weekend in posti meravigliosi con persone estremamente interessanti, ma anche un momento di profonda riflessione su me stesso. Mi sarei aspettato di discutere di tematiche sociali, civili, politiche e scientifiche, ma non avrei mai pensato che, in un contesto con novanta sconosciuti, si arrivasse a condividere esperienze profondamente personali, senza alcuna paura di giudizio. Ho apprezzato molto la diversità delle persone che ho conosciuto, non solo in termini di percorso di studi o carriera lavorativa, ma soprattutto dalla diversità di età anagrafica e di provenienza geografica. Queste due ultime tematiche sono anche state il file rouge della mia esperienza di Pratolungo, in cui abbiamo discusso molto di dialogo intergenerazionale e “passaggio di testimone” tra generazioni da una parte, e del rapporto con i luoghi che ci hanno dato i natali dall’altra. In particolare, sono rimasto entusiasta della modalità organizzativa dell’Unconference, grazia alla quale ogni partecipante poteva proporre una tematica, un dubbio, una curiosità, da discutere insieme agli altri in totale libertà, creando delle vere e proprie tavole rotonde di persone che si riunivano accomunate dall’interesse per quello specifico argomento. Nell’atmosfera di familiarità creatasi, mi sono lanciato anche io proponendo un tema a me caro,
intitolando il mio panel: “Abitare la marginalità dei luoghi”. Durante l’oretta e mezza di confronto, ho raccontato la mia esperienza con i luoghi della mia infanzia, il mio rapporto tra la città e la campagna, il pensiero costante di allontanarsi da casa per ritornare. È stato molto toccante vedere come queste tematiche si inserivano perfettamente nelle sensibilità delle persone che abitano la terra dove l’Unconference si è svolta, la Sicilia. Uno dei partecipanti più attivi e interessati del panel è stato colui che avrei scoperto solo il giorno successivo essere Vito Teti, ordinario di antropologia e grande esperto di migrazioni, che ho avuto l’onore di chiamare per nome, date le regole di informalità dell’Unconference, che spingevano anche i più giovani a dare del “tu” a tutti gli altri partecipanti. Vito, durante il dibattito, era intervenuto raccontando la sua esperienza personale con grande umiltà, senza nominare i suoi libri e i suoi studi decennali sul tema. Quando la domenica è stato presentato da Alessandro Fusacchia come l’ospite speciale dell’edizione Pratolungo Unconference-Etna, mentre ci veniva regalato il suo ultimo libro La restanza, mi si è scaldato il cuore sentendolo parlare delle stesse tematiche che avevamo condiviso insieme il giorno prima, questa volta nel salone del Teatro Bellini di Catania davanti a tutti.
L’insegnamento più bello che mi porto a casa dalla mia esperienza alla Pratolungo Unconference è questo: non c’è mai una vera scissione tra le nostre storie personali e i grandi temi sociali e politici, perché sono proprio le nostre storie a generarli". Francesco Tosini
"La Pratolungo Unconference è stata per me un evento estremamente arricchente e stimolante. L’organizzazione è stata impeccabile. Un ambiente veramente aperto e accogliente in cui l’ascolto è sempre stato messo al centro. Le sessioni, per quanto limitate nel tempo, hanno permesso di aprire conversazioni importanti, durante le quali non ho percepito in alcun modo squilibri tra i partecipanti, dovuti a differenze di età o di esperienza. Il parere degli under 25 è invece sempre stato cercato e ascoltato e, mi pare, non per cortesia o dovere, ma con sincero interesse. Questo penso sia stato uno degli aspetti che più mi ha colpito: quando sono arrivata infatti ero scettica su un’effettiva orizzontalità del dibattito che ho invece trovato, nelle sessioni e nelle conversazioni durante i pasti o i tragitti assieme. Credo che partecipare da under 25 possa mettere un po’ di pressione nel trovarsi di fronte a persone con carriere avviate e che sono lì su invito. Nel caso degli under 25 c’è una selezione, e ciò può contribuire alla sensazione di dover dimostrare la propria presenza a Pratolungo. Riconoscere l’esistenza di questa sensazione mi ha aiutato a allentare la tensione e accogliere ciò che gli incontri fatti a Pratolungo potevano offrirmi. Soprattutto, mi ha aiutato parlare della mia esperienza come partecipante under 25 con altri ragazzi under 25 che avevano partecipato. Sono contenta di aver potuto vedere delle persone più adulte di me ma che hanno fiducia in valori che condivido e che, criticamente, discutono e riconoscono la complessità delle tematiche affrontate. È stato bello poter discutere di temi di cui discuto normalmente con coetanei, anche con persone provenienti da altri contesti e generazioni." Tessa Cancio Pastor