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I ponti che vorrei
Testo

GIAN MICHELE CALVI, Ingegnere strutturista

Imagine all the people … Livin' life in peace …

Nel 1971 John Lennon (ispirato da Forrest Gump, come tutti sanno) immaginava un mondo diverso. Poche parole che ognuno poteva sognare come voleva.

A differenza di John Lennon, Henry Petrovski lo conoscono in pochi. Anche lui, vent’anni dopo, immaginava un mondo diverso, ma il sogno era diventato incubo.

Imagine a world without bridges. 

Imagine London, Paris and Rome without dry paths across the Thames, the Seine and the Tiber. 

Imagine Manhattan as an island with no hard crossing of the Hudson and East rivers. […]

Imagine Florence with its Uffizi and its Pitti Palace but without their connection across the Ponte Vecchio …

Un mondo con tutta la Creazione, ma senza le opere in cui l’uomo ha lasciato un segno di sé.

I Romani costruivano ponti magnifici, per muovere gli eserciti, come Cesare attraverso il Reno, ma anche per portare l’acqua a distanze inimmaginabili, come il Pont du Gard a Nimes. Il ponte di Cesare è durato meno del suo esercito. Quello sul Gard continua a testimoniare la sapienza costruttiva degli ingegneri romani.

Vorrei ponti che attraversino molte generazioni.

Racconta Erodoto di Serse che attraversa l’Ellesponto su un ponte di barche. Proprio lì è stato costruito il ponte dei Dardanelli (Çanakkale Boğazı Köprüsü), con la campata più lunga del mondo.

Partendo dunque da Abido in direzione di questo tratto di costa, costruivano i ponti secondo gli ordini, i Fenici con funi di lino bianco, gli Egiziani con funi di papiro. Ci sono sette stadi da Abido alla costa di fronte [Erodoto].

Racconta Tucidide della guerra tra Atene e Sparta, con le flotte a guardarsi all’imbocco del Golfo di Corinto. Proprio lì è costruito un ponte, inaugurato nel 2004 dal passaggio della torcia olimpica.

Questo capo, Rio, era un territorio legato agli Ateniesi da vincoli di amicizia: l'altro Rio, che fa parte del Peloponneso, è situato sulla riva opposta. La distanza tra i due punti è di circa sette stadi, naturalmente di mare: si tratta dell'imboccatura del golfo Criseo.

Vorrei ponti che parlino delle grandi storie del passato.

Nel 1891 fu inaugurato un elegante ponte girevole tra La Maddalena e Caprera. Lo si può vedere in qualche vecchia cartolina. Fu poi sostituito da due ponti Bailey a traliccio, funzionali ma orrendi.

Nel 2009 un nuovo ponte ha ripreso quello antico, con tecnologie e materiali del XXI secolo. Ad attraversarlo sembra di camminare sull’acqua, calma da un lato, mossa dall’altro.

Vorrei ponti eleganti e funzionali, che sognano e fanno sognare. 

Bridges have become symbols and souls of cities, and each city’s bridges have been shaped by, and in turn shape, the character of that city. […]  Imagine the Golden Gate spanned by anything by the Golden Gate Bridge. Is it possible?1

Vorrei ponti perfetti, che narrino la gloria di Dio attraverso l’opera dell’uomo.

Marco Polo descrive un ponte, pietra per pietra.

– Ma qual è la pietra che sostiene il ponte? – chiede Kublai Khan.

– Il ponte non è sostenuto da questa o quella pietra, – risponde Marco, – ma dalla linea dell’arco che esse formano.

Kublai Khan rimane silenzioso, riflettendo. Poi soggiunge: – Perché mi parli delle pietre? È solo dell’arco che m’importa. 

Polo risponde: – Senza pietre non c’è arco.

Allo IUSS parliamo dell’arco, ma anche delle pietre.

 H. Petrovski, Engineers of dreams. Great bridge builders and the spanning of America (1995). Knopf.