
Di seguito riportiamo la riflessione del Prof. Riccardo Pietrabissa, Rettore della Scuola Universitaria Superiore IUSS, pubblicata oggi su La Provincia Pavese.
Nel terzo millennio non sopportiamo le incertezze, pensiamo che la salute e la qualità della vita siano diritti, vogliamo libertà possibilmente irresponsabile e il diritto a esprimere opinioni che valgano quanto i fatti. Domenica ci siamo svegliati avendo perso un po' di queste certezze.
Anche se stiamo bene, anche se potremmo permetterci viaggi e vacanze, anche se sembra tutto come prima, non è così. Oggi ci vengono imposte rinunce per un interesse pubblico, perché il valore della collettività è superiore ai diritti del singolo.
Da qualche settimana chi studia le epidemie andava dicendo che la situazione sarebbe diventata critica, da emergenza nazionale. Non era terrorismo, ma consapevolezza che sarebbe stato così se non fossero state prese misure eccezionali che troppo spesso arrivano un po' tardi.
Quando sono comparsi i primi malati italiani, i rettori della Lombardia hanno deciso di contribuire ad affrontare la situazione. Nelle università si muovono tutti i giorni molte decine di migliaia di persone fra studenti, professori, personale tecnico e amministrativo, borsisti, collaboratori e altre figure.
Queste persone passano ore insieme in luoghi dove è difficile mantenere condizionidi sicurezza nei confronti del rischio di contagio quali aule, biblioteche, mense, laboratori. Poi la sera tornano a casa, talvolta in altre città, spesso prendendo mezzi pubblici.
I rettori hanno ritenuto che non fosse responsabile da parte loro consentire questa possibilità di contagio. Così in Lombardia si è deciso di sospendere lezioni e attività nelle aule e attivare i corsi da remoto così che gli studenti non perdessero attività didattica e potessero sostenere gli esami e addirittura laurearsi stando a casa.
Anche se nelle nostre università il valore della didattica è il dialogo continuo con i professori e la partecipazione a tante iniziative che oggi sono in parte sacrificate, la rapida e dolorosa scel ta di organizzare tutto on line è stato un grande sforzo per tutti per non far perdere agli studenti il semestre e gli esami. I rettori hanno deciso questa linea prò ponendola al ministro e le università l'hanno sostenuta.
Siamo convinti che sia stato giusto, che la missione dell'università è educare ai valori della cultura e che la testimonianza dell'autonomia responsabile sia parte del progetto educativo.
Grazie all'impegno dei professori e del personale gli studenti seguono le lezioni da casa. Il lavoro continua. Chiediamoci però se questo sistema universitario sia davvero percepito per il valore che rappresenta.
Oggi tutti chiedono al governo di prendere decisioni rapide, chiare e consapevoli, di dare sostegno economico alle imprese, assistenza sanitaria ai malati di Coronavirus e anche a tutti gli altri malati.
ll governo chiede aiuto agli esperti che sono quasi sempre docenti universitari.
Oggi si vorrebbe il vaccino pronto e si dimentica quanto la risposta della scienza richieda tempo: se non si sostiene la ricerca con continuità non si ha la risposta quando serve. In un paese moderno anche il sistema dell'università e della ricerca devono essere moderni e la società deve chiedere scienza e alta formazione siano la base per i decisori. Se ce ne accorgeriamo solo nelle emergenze è troppo tardi. Le epidemie arrivano senza avvertire, probabilmente in aereo e non in barcone, e non sempre sappiamo affrontarle.
Le università ci sono e credo che tutti debbano essere orgogliosi di vivere in un paese e in una regione dove il sistema universitario contribuisce a contenere il contagio e a studiare i virus per poterci vaccinare per tempo, almeno la prossima volta.
Prof. Riccardo Pietrabissa
Rettore della Scuola Universitaria Superiore IUSS
Data di pubblicazione 10-03-2020