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La sicurezza che vorrei
Testo

GERARD O'REILLY, ingegnere strutturista

Quando ero piccolo e andavo in giro con mio padre a fare dei lavoretti in casa ho  imparato da lui  tantissime cose pratiche. Certo che per lui, come per tanti, fu un momento di grande orgoglio vedere suo figlio diventare un ingegnere! Finalmente ero io quello che sarebbe andato a costruire le grandi opere! Proprio io, con la pala in mano, pronto a gettare il cemento della prima colonna!

Inizialmente, mi è sembrato strano parlare di ingegneria civile e di matematica avanzata, teorie che a prima vista ti fanno male alla testa (ma bellissime appena comprese), insieme agli innumerevoli metodi di simulazione e analisi. A che cosa serve tutto ciò? Alla nostra sicurezza. Nel calcestruzzo mettiamo l’armatura non perché ci piace, ma perché serve. Serve per rendere una struttura robusta e sicura.

Durante la recente pandemia, la frase “…per garantire la vostra sicurezza” si sentiva davvero spesso. Nulla da togliere dall’obbiettivo di coloro che usavano questo tipo di frase - è stato un periodo a volte surreale e per molti, purtroppo, di grande dolore - ma la frase in sé, per chi si occupa di rischio e sicurezza, fa sorridere. Nulla è certo e nessuno ti può garantire niente.  Possiamo, invece, capire il problema fino in fondo attraverso le nostre competenze di base, e gestire e mitigare il rischio quanto possibile fino ad arrivare ad un livello di rischio, che riteniamo accettabile e a un livello di controllo che sia per noi rassicurante – questo è il punto! Ad esempio, ogni volta che saliamo in macchina, c’è il rischio che succeda un incidente, o che la macchina spontaneamente prenda fuoco. Capiamo benissimo che questi rischi esistono ma possiamo prendere le giuste misure per gestirli e mitigarli: la patente di guida, l’assicurazione e la revisione della macchina.

I rischi ci circondano sempre. 

“Ah, ma tra qualche anno il computer farà tutto!” si dice. Certo, non possiamo nascondere il fatto che il computer e la sua potenza computazionale abbia cambiato molto nelle nostre vite. Alcuni lavori verranno automatizzati e tolti dalle nostre mani, e tante cose nuove saranno possibili. Davanti ad una sfida, c’è sempre l’opportunità, e adesso ci troviamo in un momento di opportunità. 

È proprio questa filosofia che portiamo nel mondo di ricerca sull’ingegneria. Se viviamo in una zona sismica, abbiamo messo abbastanza armatura negli elementi strutturali per evitare che la nostra casa collassi durante un terremoto, ovvero, che il rischio di un crollo sia accettabilmente basso? Se arrivano delle tempeste fortissime, siamo sicuri che le nostre infrastrutture abbiano la capacità di resistere a questo impatto? Sappiamo se il rischio causato dal fallimento di un singolo elemento strutturale sia sufficientemente basso durante una forte perturbazione? Abbiamo applicato la nostra conoscenza di teorie complesse e la nostra capacità di fare simulazioni numeriche per capire i pericoli che affrontiamo? Per esempio, meno di 100 anni fa, si sapeva poco dell’esatta risposta dinamica di una struttura nel caso di un terremoto e come adeguatamente affrontare il tema. Grandi passi in avanti sono stati fatti negli ultimi anni in questo ambito, ma c’è ancora tanto da fare.

Dobbiamo affrontare queste sfide direttamente: prendere il toro per le corna. Non possiamo mai eliminare i rischi ma dobbiamo capirli utilizzando tutta la conoscenza attuale. Dobbiamo anche conoscere e migliorare le nostre capacità per affrontarli e mitigarli. Come disse il saggio Sun Tzu: “Se conosci il nemico e conosci te stesso, nemmeno in cento battaglie ti troverai in pericolo”. È esattamente questo che ci permetterà di avere la sicurezza che vorremmo.

Nel mese di dicembre 2022 sono state rendicontate in totale 41 ore che sono state impiegate principalmente in: riunioni organizzative in vista dell'attività dello spoke, preparazione ordini per l'avvio dell'attività sperimentale, riunioni interne con il gruppo di ricerca per l'organizzazione dell'attività sperimentale relativa agli argomenti dello dello spoke 6, t 1.4 e t 3.3, lettura della letteratura scientifica inerente l'attività di ricerca.