RICCARDO PIETRABISSA, Rettore
Ho sempre pensato e sperato di poter contribuire al progresso della società che non è determinato solo dalla ricchezza materiale, ma piuttosto dalla capacità delle persone di comprendere le conseguenze delle proprie decisioni e di saper scegliere quelle migliori. È quindi necessario che nella società ci siano persone competenti, spesso in una pluralità di ambiti, che condividano i valori della comunità. È importante che queste qualità siano possedute almeno dai decisori negli ambienti politici, della pubblica amministrazione, delle professioni, dell’industria e della finanza, della cultura.
Quando mi sono iscritto a ingegneria il mio desiderio era progettare motori, automobili, aeroplani. Il solo pensiero di riuscire a realizzare un nuovo veicolo che funzionava meglio dei precedenti, che era più veloce, che consumava meno, che era più bello, che aveva nuove funzioni era per me un’ambizione esaltante. E così ho studiato prima la matematica, la fisica e la chimica necessarie per disporre degli elementi di base per calcolare come ottenere certe prestazioni in un progetto, successivamente le differenti tecnologie meccaniche, elettriche, elettroniche, dei materiali con le quali trasformare la materia per ottenere oggetti e dispositivi con funzioni nuove.
Sono passati più di quarant’anni da allora e la tecnologia è cambiata radicalmente. Oggi le automobili sono sempre più a trazione elettrica, sono controllate da computer che allora non esistevano; oggi telefoniamo normalmente mentre guidiamo e facciamo le fotografie con il cellulare; oggi l’orologio da polso ci dice dove siamo e come andare da un luogo all’altro; oggi molte delle cose che ho studiato all’università non servono più, alcune non esistono più se non nei libri di storia della tecnologia. La scienza aggiunge sapere, la tecnologia cambia i propri paradigmi. Anche le società mantengono i loro valori, ma ne cambiano l’impatto nella vita sociale e economica.
I nostri genitori non potevano immaginare il mondo di oggi, anche se hanno contribuito a realizzarlo. Dobbiamo domandarci quanti hanno partecipato consapevolmente ai cambiamenti degli ultimi trent’anni, quanti hanno preso decisioni consapevoli delle trasformazioni che avrebbero prodotto, quanto sia possibile prevedere gli effetti diretti e quelli indiretti delle decisioni, gli effetti immediati e quelli di lungo periodo.
I nuovi laureati e dottori di ricerca non possono più essere esperti solo nelle discipline dei loro corsi di studio, soprattutto se avranno ruoli di responsabilità decisionale nella società. Nella società che vorrei medici e storici, ingegneri e economisti, matematici e filosofi, chimici e storici dell’arte, linguisti e biologi devono essere capaci di partecipare al progresso della società capendosi, devono avere un linguaggio comune.
La scomposizione della conoscenza, dei problemi e della natura mediante le discipline inventate dall’uomo deve essere armonizzata per ottenere la qualità del progresso, quello che molti chiamano sviluppo sostenibile.
Allo IUSS educhiamo gli allievi al pensiero complesso, all’integrazione del sapere, all’innovazione culturale che deve diventare la preparazione di coloro che decideranno il futuro delle prossime generazioni. È questa la società che vorrei.